Digiuno Benefici: riportiamo quello che la scienza dice sul digiuno

Senza pretendere di essere esaustivi, ecco una lista dei principali squilibri che il digiuno migliora:

• L’obesità e problemi associati: tasso elevato di colesterolo o di trigliceridi, diabete precoce, fegato grasso.• I problemi ghiandolari: ipotiroidismo, problemi legati al sistema riproduttivo (mestruazioni dolorose, irregolari), al fegato (che è una ghiandola), ai surreni, alle paratiroidi e al pancreas.• I problemi digestivi: costipazione, diverticoli, ulcere varie, cristallizzazioni.• I problemi circolatori: arteriosclerosi, ipertensione, prevenzione dei coaguli, varici, problemi legati alla circolazione venosa, emicranie, sensazioni di freddo.• I problemi del sangue: anemia, poliglobulia (eccesso di globuli rossi), squilibri vari nella composizione del sangue.• La degenerazione dell’apparato locomotorio: artrite, reumatismi, miosite, artrosi, osteoporosi…• I problemi legati al sistema difensivo: debolezza immunitaria, allergie, malattie dei gangli, artrite reumatoide, infezioni batteriche ricorrenti…• Le malattie virali: mononucleosi, influenze, bronchiti, laringiti, vaginiti…• Le malattie della pelle: acne, eczema, seborrea, iperacidità.• Le malattie del sistema nervoso: insonnia, irritabilità, malattie degenerative allo stato precoce (sclerosi a placche), esaurimento.• I problemi del metabolismo dei tessuti:cisti, tumori benigni, fibromi, infiammazioni, cancri precoci. Se si tratta di malattie genetiche trasmesse per eredità il digiuno non può curare totalmente la malattia, ma può prevenire uno stato di debolezza ereditaria che non è inevitabile; si manifesta in un organo o un tessuto meno resistente, che è il primo a deteriorarsi quando l’organismo raggiunge un certo grado di tossiemia. Evitando questa soglia di tossiemia patogena, si evita la manifestazione della debolezza ereditaria. Reazioni durante il digiuno…Quando si inizia un digiuno quasi inevitabilmente si presentano degli sviluppi fisici (le cosiddette “scariche”, ovvero crisi di disintossicazione) che non devono allarmare, ma anzi rasserenare, in quando il nostro fisico ha ancora la forza vitale dell’auto-depurazione. Ad esempio la lingua diventa patinosa e si avverte un orribile sapore in bocca, l’alito ed il sudore in genere sono fetidi, le urine diventano più cariche e possono colorare di scuro, essere più dense ed emanare un cattivo odore (spesso si sente l’odore di farmaci assunti anche decine di anni prima), si inizia ad espellere catarro, può venire la febbre, i dolori articolari diffusi, e per chi è abituato a bere molti caffè, quasi sempre forte mal di testa, nei primi giorni.

Nonostante tali condizioni possono essere spiacevoli, esse rappresentano un processo purificatore così come lo è la perdita di peso. Naturalmente si manifesta e si accentua il disturbo già noto, ossia quello per cui si decide di digiunare (nel caso del digiuno terapeutico); poi vengono i disturbi legati a problemi di salute del passato. Tutti conservano nei tessuti postumi di traumi o di malattie passate. Digiunando, questi tessuti danneggiati si riparano; quando il danno è reversibile, la sua antichità non limita le nostre capacità di porvi rimedio. Il terzo disturbo che si potrebbe sperimentare è quello latente, ossia si potrebbe rivelare la presenza di un focolaio di infezione ancora sconosciuto che denota un disordine fisiologico che prima o poi si sarebbe comunque manifestato. Il disturbo segnala l’attività di autolisi.Se un disturbo diventa intollerabile, si frena l’autolisi con succhi di frutta fresca o l’applicazione di calore, senza fare ricorso ad analgesici e calmanti, sempre raccomandando il riposo completo. Dove digiunare…Il primo digiuno deve essere fatto sotto controllo di un esperto professionale in Igienismo – la Scienza della Salute, affinché il partecipante comprenda le reazioni provocate dal digiuno, evitando allo stesso tempo di commettere errori. Si digiuna in un clima di riposo lontano dalle preoccupazioni quotidiane, dallo smog e dal caos cittadino, possibilmente lontano dai familiari (spesso causa del nostro disagio).È preferibile che il luogo non sia troppo freddo visto che il digiuno diminuisce la resistenza al freddo.Purtroppo in Italia oggi non esistono Centri Igienisti a cui ci si può rivolgere per ricevere un’assistenza adeguata. Alcuni Esperti Igienisti organizzano periodicamente dei periodi in cui è possibile praticare un digiuno disintossicante. Controindicazioni…I casi in cui il digiuno è da escludere tassativamente sono pochi. Il primo è la convinzione che il digiuno non servirà a guarire i disturbi accertati. Poi la carenza nutritiva reale, anche se assai rara nella nostra società, la “ paura ossessiva” è controindicazione assoluta, il diabete in caso di dipendenza da insulina, la gravidanza è controindicazione relativa, al massimo si possono praticare digiuni brevi. Ogni dipendenza farmaceutica profonda deve essere attentamente valutata; per digiunare, l’organismo deve essere autonomo, ovvero deve saper compiere da solo le funzioni essenziali alla sopravvivenza, senza medicine. L’esperto in Igienismo deve studiare ogni caso con attenzione, per giudicare l’idoneità del digiuno. Preparazione al digiuno…Nelle settimane che precedono il digiuno si consiglia di mangiare più frutta e verdura cruda per rifornire al massimo i tessuti di vitamine e minerali. Si abbandonano gli eccitanti come il caffè, il tè, lo zucchero bianco, il cioccolato, l’alcol, i condimenti, i cibi di origine animali se fanno parte della nostra alimentazione. A quel punto, il nostro metabolismo può tornare al suo ritmo naturale, anziché essere snervato dalla presenza di stimolanti. Si dovrebbe praticare una discesa alimentare che consiste nell’eliminare gradualmente i farinacei, le leguminose, i cibi di derivazione animale, fino a nutrirsi esclusivamente di frutta fresca nei due o tre giorni che precedono il digiuno. La ripresa alimentare…Alla fine del digiuno, ricominciare a mangiare è un vero piacere, ma bisogna procedere con molta cautela. La rialimentazione è la fase più delicata del digiuno, ed è anche quella che viene più sottovalutata. Gandhi diceva che anche gli sciocchi sanno digiunare, ma solo i saggi sanno ricominciare correttamente a mangiare dopo un lungo digiuno. La ripresa va fatta in modo lento per abituare gradualmente l’organismo al cibo. Una buona ripresa alimentare deve avere, come minimo, la stessa durata del digiuno intrapreso. Esso s’interrompe in genere con frutta fresca acida (possibilmente biologica) masticata e insalivata a lungo. Si possono poi reinserire ortaggi freschi crudi, in seguito quelli cotti leggermente a vapore fino ad arrivare ad aggiungere gradatamente i farinacei e i legumi. Per restare disintossicati…Dopo il digiuno, si è disintossicati e tali si vuole restare. È possibile prolungare questo stato di benessere adottando abitudini sane e semplici:• Un’alimentazione sana, prevalentemente cruda (frutta, verdura, germogli);• Un riposo regolare tutte le notti;• Un esercizio fisico stimolante e nonviolento (camminare tutti giorni, il più possibile);• L’assenza di sovraffaticamento;

• La rinuncia a: tabacco, alcol, caffè, droghe, medicine;• Una filosofia di vita appagante;• Brevi digiuni disintossicanti in primavera ed autunno. (tratto da “Il digiuno può salvarvi la vita” del dott. M.H.Shelton,“Fruttariani” di René Andreani,“Il digiuno per la propria salute” di Nicole Boudreau e “Mangez nature, Santé nature” 1 e 2 – di Albert Mosséri) Grazie… A Renè Andreani

renandreani@vegetarian.it

Preparazione al digiuno

Volendo intraprendere un digiuno autogestito, consigliati e seguiti da un esperto in Igienismo, è fondamentale una preparazione di almeno due settimane da farsi a casa prima di recarsi nel Centro prescelto. Prima settimana (a casa): se non si è igienisti praticare un’alimentazione vegetariana seguendo le combinazioni alimentari. Seconda settimana (a casa): mangiare frutta e verdura cruda durante il giorno e consumare un eventuale pasto serale con frutta cotta. Prima settimana (nel Centro): mangiare esclusivamente frutta cruda. Condotta durante il digiuno Il digiuno si fa in un ambiente calmo, tranquillo e senza tensioni. Durante il digiuno si diventa sensibili a tutte le influenze esterne poiché, non potendosi più nutrire di cibo materiale, ci si nutre di emozioni e di tutto ciò che l’ambiente offre. Le scuole della salute igienista sono i posti migliori per condurre un buon digiuno, con professionisti che aiutano ad intraprendere un viaggio che porta alla salute e ad interpretare ciò che succede durante questo cammino. Il digiuno aiuta a liberare dai condizionamenti psicologici; questi molte volte riafforano come tensioni ed è importante poterli ben gestire. Il periodo migliore per digiunare è quello caldo, dalla primavera all’autunno.

Non si prendono farmaci, non si fuma né si beve caffè. Per digiuno si intende solo una dieta idrica. E’ consentito bere solo ed esclusivamente acqua pura (orientativamente da 0,200 a 2 litri max al giorno). E’ importante seguire attentamente i desideri e bisogni del proprio corpo. Ci si lava usando solo l’acqua ed eliminando qualsiasi tipo di detergente. I denti si puliscono senza usare il dentifricio.E’ fondamentale entrare in uno stato d’animo di amore e di fiducia, vivere l’esperienza come se fossimo degli spettatori di ciò che succede, e cioè della “vis medicatrix naturae”. Ripresa alimentare Una buona ripresa alimentare deve avere come minimo la stessa durata del digiuno intrapreso. Una cattiva ripresa alimentare pregiudica i risultati ottenuti e può avere effetti nefasti sulla salute. Il digiuno si interrompe in genere con frutta fresca semiacida – possibilmente biologica – tagliata in piccoli pezzi, masticata e insalivataa lungo. La ripresa va fatta lentamente per riabituare gradatamente l’organismo al cibo. La rialimentazione è la fase più delicata del digiuno ed è anche quella che viene più sottovalutata. Gandhi diceva che anche gli sciocchi sanno digiunare ma che solo i saggi sanno ricominciare correttamente a mangiare dopo un digiuno. L’appettito ritorna velocemente e specialmente nei primi giorni questa fame deve essere ben gestita per non pregiudicare tutto il lavoro svolto. Primi tre giorni (meno di 500 gr al giorno) ore 12 frutta semiacida ore 17 frutta semiacida Dal quarto giorno in poi (massimo 1 kg al giorno) ore 12 frutta semiacida ore 16 frutta semidolce ore 19 frutta semidolce Dopo la prima fase della ripresa consigliamo di seguire la seguente alimentazione fruttariana standard: ore 12 frutta semiacida o acida ore 14 frutta semidolce o semiacida ore 16 frutta semidolce ore 18 frutta dolce fresca ore 20 frutta dolce secca o grassa (e, se non se ne può fare a meno, un piatto di verdura cotta)

 

Gli studi scientifici pubblicati in questo articolo sono tratti soprattutto da PUB MED, la banca dati della medicina mondiale.
Abbiamo scelto solo alcuni degli studi scientifici più recenti, la maggior parte dei quali effettuati dal 2000 in poi.
Tali studi hanno innanzitutto sfatato i vecchi luoghi comuni sul digiuno, a partire dal problema delle proteine, ma soprattutto hanno evidenziato come questa terapia sia in grado di incidere positivamente in alcune patologie quali quelle cardiovascolari, dismetaboliche e neurodegenerative.
In questo documento abbiamo pubblicato solo gli abstract di questi studi; chi volesse, può cliccare sui link per visualizzarli interamente in PUBMED.

1) Starvation in man

Cahill GF Jr. Clin Endocrinol Metab. 1976 Jul; 5(2): 397-415

Clin Endocrinol Metab. 1976 Jul; 5(2): 397-415

Clin Endocrinol Metab. 1976 Jul; 5(2): 397-415

Il digiuno determina una progressiva selezione di grassi come carburanti corporei; abbastanza rapidamente termina l’utilizzo di aminoacidi provenienti dalle proteine muscolari (precursori della gluconeogenesi) e sono utilizzati invece acidi grassi da cui derivano i corpi chetonici o chetoacidi.
Dopo la prima settimana il livello di corpi chetonici nel sangue diviene elevato e il cervello utilizza preferenzialmente questi come carburante, al posto del glucosio.
Durante il digiuno si evidenzia un bilancio negativo dell’azoto, che può essere annullato da una supplementazioneaminoacidica o proteica.

Puoi visualizzare questo studio scientifico su PUB MED

https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJM197003192821209

2) Metabolic adaptations to starvation, semistarvation, and carbohydrate restriction.

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/7029558/

Aoki TT.
Prog Clin Biol Res. 1981; 67: 161-77

L’adattamento metabolico dell’uomo al digiuno, semidigiuno e restrizione dei carboidrati è un meccanismo complesso e coinvolge ormoni, substrati e tessuti.
In particolare, comunque, la produzione di chetoacidi, acido beta-idrossibutirrico e acido acetoacetico, per sostituire il glucosio come principali carburanti per il cervello dell’uomo a digiuno, rappresenta la chiave di svolta per il risparmio proteico.
La chetogenesi, infatti, determina la produzione di carburante per il metabolismo cerebrale, equivalente al glucosio, di derivazione dai grassi, indipendente dall’insulina.
Questo meccanismo adattativo comporta una piccola perdita di chetoacidi con le urine (100-150 mM/die); la chetonuria determina un aumentato utilizzo renale dell’aminoacido di derivazione muscolare glutammina.

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/7029558/

3) Ketone bodies, potential therapeutic uses.

Veech RL, Chance B, Kashiwaya Y, Lardy HA, Cahill GF Jr. Unit on Metabolic Control, LMMB/NIAAA, Rockville, Maryland, USA IUBMB Life. 2001 Apr; 51(4):241-7

La chetosi, caratterizzata dall’aumento nel sangue di D-beta-idrossibutirrato e acetoacetato (chetoni o corpi chetonici), è il principale meccanismo chiamato in causa per la sopravvivenza dell’uomo a digiuno, in quanto i chetoni rappresentano substrati energetici cerebrali alternativi al glucosio e proteggono i muscoli dalla degradazione necessaria per la sintesi di glucosio.
Sorprendentemente il D-beta-idrossibutirrato rappresenta anche una più efficiente risorsa di energia per il cervello, per unità di ossigeno; inoltre ha mostrato la capacità di ridurre il tasso di morte neuronale in colture di cellule in degenerazione (modelli biologici di Alzheimer o malattia di Parkinson).
Questo supporta l’ipotesi che esistano patologie neurologiche, genetiche o acquisite che possano beneficiare della chetosi.
Altri benefici effetti della chetosi includono una maggiore capacità di idrolizzare ATP e questo potrebbe essere utile nell’epilessia e negli insulti ischemici.
L’abilità del D-beta-idrossibutirrato di ossidare il coenzima Q e ridurre il NADP+ può anche essere utile nel danno da radicali liberi.

Per visualizzare questo studio scientifico su PubMed clicca qui.

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/11569918/#:~:text=It%20has%20also%20been%20shown,acquired%2C%20might%20benefit%20by%20ketosis.

4) Ketoacids? Good medicine?

Cahill GF Jr, Veech RL. Unit on Metabolic Control, LMMB/NIAAA, Rockville, Maryland, USA Trans Am Clin Climatol Assoc. 2003; 114: 149-61

Il D-beta-idrossibutirrato, il principale corpo chetonico prodotto da un organismo a digiuno, sostituisce il glucosio come carburante principale per il cervello, riducendo la sintesi di glucosio dal fegato e dal rene e permettendo, in tal modo il risparmio dei precursori, gli aminoacidi di origine muscolare.
In questo modo un uomo di 70 chili sopravvive al digiuno per due-tre mesi, invece di alcune settimane, mentre un uomo obeso può sopravvivere molti mesi.
Senza questo meccanismo metabolico adattativo l’Homo Sapiens non avrebbe potuto sviluppare una massa cerebrale così abbondante.
Studi recenti hanno dimostrato che il D-beta-idrossibutirrato non è un semplice carburante, ma un supercarburante, dotato di maggiore efficienza nel produrre ATP rispetto al glucosio e agli acidi grassi.
Inoltre si è dimostrato in studi recenti su colture cellulari, la capacità di questo chetone di proteggere le cellule dall’esposizione a tossine associate allo sviluppo di malattie neurodegenerative come il Parkinson e l’Alzheimer.

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https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/12813917/

5) D-beta-hydroxybutyrate rescues mitochondrial respiration and mitigates features of Parkinson disease.

Tieu K, Perier C, Caspersen C, Teismann P, Wu DC, Yan SD, Naini A, Vila M, Jackson-Lewis V, Ramasamy R, Przedborski S.
Department of Neurology, Columbia University, New York, New York, USA.
J Clin Invest. 2003 Sep; 112(6): 892-901.

La malattia di Parkinson è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dalla perdita di neuroni dopaminergici nigrostriatali.
L’MPTP è una neurotossina che causa un danno simile a quello che si verifica nella malattia.
In questo studio si è dimostrato che l’infusione di beta-idrossibutirrato nei topi conferisce una parziale protezione rispetto al danno dopaminergico prodotto dalla tossina.
Questo corpo chetonico, utilizzato anche per la terapia dell’epilessia e capace di attraversare la barriera ematoencefalica, potrebbe rappresentare una nuova terapia neuroprotettiva per la malattia di Parkinson.

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https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/12975474/

6) Effects of beta-hydroxybutyrate on cognition in memory-impaired adults.

Reger MA, Henderson ST, Hale C, Cholerton B, Baker LD, Watson GS, Hyde K, Chapman D, Craft S.
Neurobiol Aging. 2004 Mar;25(3):311-4.

Il glucosio è il principale substrato energetico cerebrale; nella malattia di Alzheimer si sviluppa una minore capacità di utilizzare questo metabolita per i processi energetici.
Evidenze neurobiologiche suggeriscono la possibilità che i corpi chetonici rappresentino un substrato energetico alternativo al glucosio.
L’aumento dei chetoacidi circolanti (digiuno o incremento dell’assunzione di grassi) sembra migliorare le funzioni cognitive di adulti con deficit di memoria.

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https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/15123336/#:~:text=Elevation%20of%20plasma%20ketone%20body,older%20adults%20with%20memory%20disorders.&text=Higher%20ketone%20values%20were%20associated,subjects%20(P%3D0.02).

7) AdnKronos: Digiuno una volta al mese ‘scudo’ per il cuore

Digiunare una volta al mese come i mormoni potrebbe proteggere il cuore, riducendo anche del 45% il rischio di problemi alle coronarie.
A riabilitare l’astinenza periodica dal cibo come un possibile ‘scudo’ per le arterie è uno studio Usa, presentato a Orlando al meeting 2007 dell’American Heart Association.
La ricerca – condotta dall’equipe di Benjamin D. Horne dell’Intermountain Medical Center e dell’University of Utah di Salt Lake City – ha analizzato la salute cardiovascolare dei fedeli della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell’Ultimo Giorno (appunto i mormoni), che già dagli anni ’70 sono noti per avere il cuore più ‘invulnerabile’ di tutti gli States.
Una delle ragioni è che la loro religione vieta il fumo, ma gli scienziati hanno deciso di capire se oltre a ciò ci fosse dell’altro.
Horne e colleghi sono partiti esaminando i dati registrati dall’Intermountain Heart Collaborative Study, relativi a 4.629 uomini e donne di età media 64 anni sottoposti ad angiografia coronarica fra il 1994 e il 2002.
Come atteso, fra i mormoni l’incidenza di malattia coronarica era più bassa (61% contro 66%), e la differenza restava valida anche quando il confronto veniva fatto soltanto con i non mormoni senza il ‘vizio’ della sigaretta.
Nella seconda parte della ricerca, gli studiosi hanno indagato sulle abitudini di 515 pazienti, età media 64, sottoposti ad angiografia coronarica tra il 2004 e il 2006.
In particolare, hanno chiesto loro se praticavano forme di rinuncia simili a quelle seguite dai mormoni: per esempio il digiuno o il ‘bando’ a tabacco, alcolici, tè e caffè.
Ebbene, chi digiunava aveva un rischio di malattia coronarica del 59% contro il 67% degli altri.
“Il digiuno è risultato il maggior predittore di ridotto rischio cardiaco nel gruppo esaminato – dice Horne – anche in quell’8% che rinunciava ogni tanto al cibo pur senza essere mormone”.
L’abstract dello studio termina affermando che “In conclusione, non solo la prescrizione del tabacco, ma anche piccoli digiuni periodici sono associati a minor rischio di malattie delle arterie coronarie”.

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http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnSalute/2007/11/06/Medicina/SALUTE-STUDIO-DIGIUNO-UNA-VOLTA-AL-MESE-SCUDO-PER-IL-CUORE_180958.php#

8) Chronic intermittent fasting improves the survival following large myocardial ischemia by activation of BDNF/VEGF/PI3K signaling pathway.

Katare RG, Kakinuma Y, Arikawa M, Yamasaki F, Sato T.

Source
Department of Cardiovascular Control, Kochi Medical School, Nankoku, Kochi, Japan. katarerajesh@yahoo.com

Abstract
Il digiuno periodico migliora la sopravvivenza a seguito di un’ampia ischemia cerebrale attraverso l’attivazione di linee di segnalazione del BDNF/VEGF/PI3K

Conclusioni: il digiuno periodico migliora notevolmente la sopravvivenza a lungo termine dopo arresto cardiaco grazie all’attivazione dei suoi effetti pro-angiogenici, anti-apoptonici e anti-ristrutturanti

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https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/19059263/

9) Signalling through RHEB-1 mediates intermittent fasting-induced longevity in C. elegans.
Honjoh S, Yamamoto T, Uno M, Nishida E.

Source
Department of Cell and Developmental Biology, Graduate School of Biostudies, Kyoto University, Sakyo-ku, Kyoto, 606-8502, Japan.

Abstract
La segnalazione attraverso il RHEB-1 fà da mediatore con la longevità indotta dal digiuno periodico nei vermi C Elegans

Conclusioni: lo studio suggerisce un legame molecolare tra la longevità indotta tramite digiuno periodico e le linee di segnalazione basate sull’insulina/IGF.

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https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/19079239/

10) Interleukin-6, C-reactive protein and biochemical parameters during prolonged intermittent fasting.
Aksungar FB, Topkaya AE, Akyildiz M.

Source
Department of Biochemistry, Maltepe University, School of Medicine, Istanbul, Turkey. fehimebenli@gmail.com

Abstract
Interleukina-6, proteina C-reattiva e parametri biochimici durante il digiuno periodico prolungato.

Conclusioni: I risultati dimostrano che il digiuno periodico prolungato in un modello come quello del Ramadan ha degli effetti positivi sullo stato infiammatorio del corpo e sui fattori di rischio per le malattie cardiovascolari come l’omocisteina, il CRP e il TC/HDL.

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https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/17374948/

11) Type 1 diabetes and prolonged fasting.
Reiter J, Wexler ID, Shehadeh N, Tzur A, Zangen D.

Source
Division of Paediatric Endocrinology, Department of Paediatrics, Mt Scopus Canpus, Hadassah Hebrew University Medical Centre, Jerusalem, Israel.

Abstract
Il diabete di tipo 1 e il digiuno prolungato

Conclusioni: Persone affette dal diabete  di tipo 1 possono digiunare a lungo senza problemi a patto che riducano la loro dose abituale di insulina in maniera significativa e che rispettino le linee guida riguardanti il monitoraggio del glucosio nonché le istruzioni per portare a termine il digiuno.

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https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/17367310/

12) Cardioprotection by intermittent fasting in rats.
Ahmet I, Wan R, Mattson MP, Lakatta EG, Talan M.

Source
Laboratory of Cardiovascular Sciences, National Institute on Aging, Intramural Research Program, National Institutes of Health, Baltimore, MD, USA.

Abstract
Cardioprotezione nei ratti  attraverso il digiuno periodico

Conclusioni: il digiuno protegge il cuore dai danni ischemici e attenua il rimodellamento cardiaco post-infarto, probabilmente attraverso meccanismi antiapoptotici ed antinfiammatori.

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https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/16275865/

13) Effects of intermittent fasting on serum lipid levels, coagulation status and plasma homocysteine levels.
Aksungar FB, Eren A, Ure S, Teskin O, Ates G.

Source
Department of Biochemistry, School of Medicine, Maltepe University, Istanbul, Turkey. fehimebenli@hotmail.com

Abstract
Gli effetti del digiuno periodico sui livelli di siero lipidico, sulla coagulazione e sui livelli dell’omocisteina del plasma.

Conclusioni: Gli studi condotti dimostrano effetti positivi del digiuno sui livelli di siero lipidico, sulla coagulazione e sui livelli dell’omocisteina del plasma. Tali cambiamenti forse sono correlati all’omissione di almeno un pasto quando il corpo è particolarmente attivo dal punto di vista metabolico e probabilmente è in possesso di un basso livello di viscosità del sangue allo stesso tempo. Se ne conclude che il digiuno potrebbe avere effetti benefici sui marcatori di rischio emostatico per le malattie cardiovascolari.

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https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/15802901/

14) Cardioprotective effect of intermittent fasting is associated with an elevation of adiponectin levels in rats.
Wan R, Ahmet I, Brown M, Cheng A, Kamimura N, Talan M, Mattson MP.

J Nutr Biochem. 2010 May;21(5):413-7. Epub 2009 May 7.

Source
Laboratory of Neurosciences, National Institute on Aging, Intramural Research Program, National Institutes of Health, Baltimore, MD, USA.

Abstract
Effetti cardioprotettivi del digiuno periodico associati con un aumento dei livelli di adiponectina nei ratti.
Conclusioni: il digiuno periodico migliora il controllo glicemico e protegge il miocardio dai danni cellulari indotti dall’ischemia e dalle infiammazioni nei ratti.
Lo studio dimostra che l’adiponectina ha un ruolo potenziale come mediatore dell’effetto cardioprotettivo del digiuno periodico.

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https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/19423320/

15) Fasting Cycles Retard Growth of Tumors and Sensitize a Range of Cancer Cell Types to Chemotherapy

Changhan Lee, Lizzia Raffaghello, Sebastian Brandhorst, Fernando M. Safdie, Giovanna Bianchi, Alejandro Martin-Montalvo, Vito Pistoia, Min Wei, Saewon Hwang, Annalisa Merlino, Laura Emionite, Rafael de Cabo, Valter D. Longo

Un digiuno di breve durata protegge le cellule normali, i topi e, potenzialmente, gli esseri umani dagli effetti collaterali dannosi di una serie di farmaci utilizzati nella chemioterapia. Lo studio dimostra che una cura in condizioni di digiuno ha sensibilizzato le cellule di lievito (S. cerevisiae) che esprimono il simil-oncogene RAS2 allo stress ossidativo e 15 linee cellulari mammifere cancerogene su 17 agli agenti chemioterapeutici. I cicli di digiuno I cicli di digiuno sono stati efficaci quanto gli agenti chemioterapici nel ritardare la progressione di tumori specifici ed hanno aumentato l’efficacia di questi contro le cellule del melanoma, del glioma e del cancro al seno. Nei ratti affetti da neuroblastoma, i cicli di digiuno combinati con i farmaci chemioterapici, ma non l’impiego esclusivo di questi ultimi, hanno prolungato di molto la sopravvivenza al cancro. Nelle cellule tumorali del seno 4T1, un breve periodo di digiuno ha aumentato la fosforilazione delle chinasi sensibilizzanti allo stress AKT ed S6, ha aumentato lo stresso ossidativo, ha causato il clivaggio del caspase-3, danni nel DNA e apoptosi. Questa ricerca suggerisce che cicli multipli di digiuno stimolano una sensibilizzazione allo stress differenziata in caso di vari tipi di tumore e, probabilmente, potrebbero proporsi come sostituti o integratori dell’efficacia di alcuni farmaci chemioterapici tossici.

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https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/22323820/

16) Adult-onset calorie restriction and fasting delay spontaneous tumorigenesis in p53- deficient mice

Berrigan D., Perkins SN, Haines DC, Hursting SD

I topi eterozigoti p53-deficienti, che costituiscono un modello per la sindrome di Li-Fraumeni riscontrabile nell’uomo, possiedono un allele funzionale del gene soppressore del tumore p53. Questi topi tendono a sviluppare neoplasmi spontanei, generalmente il sarcoma e il linfoma, impiegando in media un tempo di 18 mesi prima di morire. In precedenza è stato dimostrato che una riduzione calorica nei topi giovani ritarda lo sviluppo dei tumori. Questo studio sottopone tre gruppi di topi adulti a vari regimi di riduzione calorica. Le ricerche condotte hanno evidenziato che un regime di restrizione calorica o un giorno di digiuno settimanale riescono a sopprimere la carcinogenesi anche nel caso di topi adulti che intraprendano questo tipo di percorso in ritardo e pur essendo destinati a sviluppare tumori a causa di un ridotto supporto del gene p53. Tutto questo stimola e incentiva gli sforzi tesi a individuare interventi atti a influenzare il bilancio energetico negli uomini come strumento preventivo per il cancro.

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https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/12016155/

Dal sito del dott. Simeone   www.digiuno.it

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